Vagabonda nel Turkestan by Ella Maillart
autore:Ella Maillart [Maillart, Ella]
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Oriente - Descrizioni e viaggi
ISBN: 8870636127
editore: EDT
pubblicato: 2001-12-31T23:00:00+00:00
Quello che so del loro passato
Con il nome di basmaci— che significa “ladri” o “banditi” — vengono chiamati tutti i nemici dei soviet, i briganti usciti di prigione all'inizio della rivoluzione, i controrivoluzionari nazionalisti, sostenitori dell'emiro spodestato di Bukhara Seid Mir Alim Khan, oppure i russi bianchi, ex zaristi.
Negli ambienti non sovietici questa parola indica un ribelle nazionalista. L'accanita resistenza che essi opposero obbligò per molto tempo le truppe rosse a schierare grandi contingenti nel Turkestan.
Il movimento basmacestvo si costituì dopo la caduta del governo provvisorio di Kokand, che aveva cercato di prendere le redini del Turkestan in seguito alla rivoluzione. Dopo cinquant'anni di occupazione russa, nel corso dei quali non si era creata nessuna opposizione interna, questo improvviso spirito di ribellione fu determinato da molte cause. A partire dalla soppressione dei khanati si era andata sviluppando una coscienza nazionale; in seguito l'istinto di difesa spinse all'insurrezione poiché la conquista russa aveva necessariamente adottato misure assai dure, annullando sul momento le raccolte di cotone e provocando un'insostenibile miseria con l'abuso delle requisizioni. Le bande organizzate — inizialmente un'accozzaglia di criminali — furono chiamate dal governo di Kokand affinché lo sostenessero, e così i loro membri si trasformarono in eroi liberatori che agivano in nome della popolazione.
A Taškent i russi bianchi, guidati dal generale Žunkovski, organizzarono la controrivoluzione con l'aiuto degli inglesi, che presto però li abbandonarono per proteggere il governo “sovietico” di Ashkhabad, contrario alla dittatura bolscevica.
In quei primi anni della rivoluzione, secondo l'opinione di Mosca riferita sulla «Pravda» del 20 giugno 1920, soltanto un russo poteva diventare dittatore del Turkestan.
Secondo gli avversari del regime, questa chiusura antinazionale, non legata a questioni di classe, sarebbe stata all'origine della rivolta generale.
I soviet ritenevano invece che le radici dell'insurrezione fossero da ricercarsi nello sfruttamento imperialista del vecchio regime. Essi promisero di riparare alle ingiustizie zariste; pur tuttavia il movimento dei basmaci crebbe dopo il loro avvento.
Ovviamente si erano verificate sommosse anche prima della rivoluzione, come quella dei kirghizi nel 1916: in quell'occasione, per salvare il proprio prestigio, il governo aveva cercato di gettare la colpa su agenti provocatori turchi. Ma dopo le azioni severe e inflessibili del generale russo Ivanov-Rinov, quando l'ordine di mobilitare gli uomini dai diciannove ai quarantatré anni fu commutato in lavori militari, si era ristabilita una relativa calma.
I russi avevano dovuto altresì sedare ripetuti conflitti tra uzbeki e turkmeni di Khiva. Nel 1916 Žunaid, alla testa dei suoi guerrieri, si era impadronito di Khiva tenendo in suo potere il khan della città, Seid Asfendjar Bahadur. Ma la spedizione punitiva del generale Galkin aveva costretto Žunaid a evacuare Khiva e da quel momento i russi, persino i bolscevichi, furono per lui oggetto di odio. Nel 1918 riprese Khiva per due anni, dopo la partenza del colonnello Zaitsev. Nel 1924, grazie all'appoggio dei commercianti e del clero, egli riuscì ancora una volta a entrare in quella città ma l'Armata rossa, sconfitti definitivamente i basmaci del Pamir, lo affrontò costringendolo ad andarsene.
Si arrivò a un accordo che Žunaid rispettò, finché l'esecuzione
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